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Se la Sardegna fosse un libro di pietra, il Cammino Minerario di Santa Barbara ne sarebbe il capitolo più sincero: quello che parla di fatica, di fede e di un mare che si infila nelle vene della terra.Da Iglesias ad Arbus, questo tratto del CMSB è un viaggio tra vecchie miniere, scogliere e boschi di lecci che profumano di ruggine e mirto.È il Sud-Ovest dell’isola, dove il vento racconta la memoria dei minatori e il silenzio vale più di mille parole.
Camminare tra miniere e mare in Sardegna non è solo un viaggio, è un ritorno alle origini.Il Cammino Minerario di Santa Barbara attraversa paesaggi che parlano: gallerie silenziose, laverie abbandonate, chiese e colline che profumano di lentisco e salsedine.Qui l’archeologia industriale della Sardegna si intreccia con la spiritualità popolare: una fede semplice, fatta di mani e di pietra.Chi sceglie di percorrere le tappe del Cammino Minerario da Iglesias ad Arbus scopre una terra che non dimentica, dove la fatica diventa bellezza e il vento della Costa Verde racconta leggende di minatori e di mare.È un cammino storico sardo, un’esperienza di trekking nel Sud-Ovest della Sardegna che unisce escursionismo e memoria, natura e devozione.Ogni passo è un frammento di turismo lento, ogni sguardo un dialogo con la terra: la Sardegna a piedi, come l’hanno vissuta i suoi abitanti, con la schiena al sole e lo sguardo rivolto al blu.
Se sei pronto a partire, lascia perdere le guide fredde: ti accompagno io, passo dopo passo, con i dati ufficiali ma con l’anima al seguito.
Si parte da Iglesias, città di ferro e fede, cuore pulsante della storia mineraria sarda. I palazzi neogotici e le vecchie laverie ricordano quando il sottosuolo ruggiva di uomini e carrelli.Il cammino sale dolcemente verso Monteponi, la più celebre miniera del bacino, poi attraversa il borgo fantasma di San Giovanni Miniera, dove ancora oggi le case sembrano aspettare il turno di notte.
L’odore cambia man mano che ci si avvicina al mare: mirto, lentisco, salsedine. E quando arrivi a Nebida, la vista si apre sul Pan di Zucchero, il faraglione più alto d’Europa: un colosso calcareo che sembra un dio addormentato nel blu.
Qui comincia l’amore. Chi arriva a Nebida non è più lo stesso che è partito da Iglesias.
Una tappa breve, ma che vale quanto un romanzo intero.Lasci Nebida lungo un sentiero scavato tra macchia e mare, passando accanto alle rovine delle laverie Lamarmora, un anfiteatro industriale a picco sull’acqua.Ogni gradino di pietra qui racconta un secolo di sudore: il ferro, il piombo, l’argento, e la leggenda di Santa Barbara, la protettrice dei minatori, che in ogni galleria aveva il suo altarino.
Arrivi a Masua, dove l’uomo e la roccia si sono dati la mano in modo epico: Porto Flavia, un porto sospeso nella scogliera, costruito nel 1924 per caricare i minerali direttamente sulle navi.Guarda giù: il mare non è un panorama, è un applauso.
Se senti il vento fischiare, non è fantasia — è la miniera che respira ancora.
Questa è la tappa che ti insegna la parola “resilienza”.Lasci Masua e segui la costa, salendo verso Canal Grande, un canyon naturale che taglia la scogliera come una cicatrice. Poi la discesa verso la Galleria Henry, un capolavoro di archeologia industriale: 1,5 km di binari scavati nella roccia per portare il minerale a valle.
Ogni curva ti regala un colpo d’occhio sul mare, e ogni pietra sembra dirti: “guarda quanto abbiamo scavato per vivere”.L’arrivo a Buggerru è commovente: un paese nato per il lavoro, diventato simbolo di lotta sociale (lo sciopero del 1904, primo d’Italia, partì proprio da qui).
Camminare serve a capire, non a giudicare.
Si esce da Buggerru seguendo l’eco dei carrelli che non ci sono più.Il sentiero costeggia falesie imponenti, dove il mare dell’Iglesiente mostra il suo lato teatrale. Si attraversano pinete e vecchie mulattiere, poi la vista si apre sulla spiaggia di Portixeddu, chilometri di sabbia chiara incorniciata da dune.
È il primo vero abbraccio del cammino col mare aperto. Ti togli gli scarponi e affondi i piedi nella sabbia calda, come se la Sardegna ti dicesse “bravo, ora puoi respirare”.
Qui il dislivello non è solo altimetrico — è emotivo.
La tappa più selvaggia, più intima, più “Sardegna vera”.Dal mare si risale verso l’interno, lungo i boschi della Costa Verde, tra ginepri e lentischi che sanno di antichità. Le miniere scompaiono, ma resta l’impronta dell’uomo: casotti di pietra, mulattiere dimenticate, qualche vecchio cartello arrugginito che sembra un messaggio dal passato.
In località Pitzinurri tutto si ferma. Il vento cala, il silenzio diventa sonoro. Hai la sensazione di camminare su una soglia — quella tra la memoria mineraria e la montagna.
Se ti viene voglia di restare una notte in più, fallo. La Sardegna qui non è un luogo, è uno stato d’animo.
L’ultima tappa non è un addio, ma una stretta di mano.Da Pitzinurri il sentiero risale tra lecci e graniti verso il massiccio del Monte Linas, il cuore minerario più antico dell’isola. Ogni pietra ha un nome, ogni tornante una storia.Scorgi le miniere di Ingurtosu e Montevecchio, veri musei a cielo aperto: ponti, laverie, binari sospesi nel nulla, come reliquie di un’epoca che non se ne va.
Poi finalmente Arbus: il borgo del coltello sardo, ma anche della gente testarda e gentile. Qui finisce il cammino (ufficialmente). In realtà, comincia solo il tuo modo nuovo di guardare il mondo.
La stanchezza passa, la nostalgia no.
Totale: circa 84 km
Dislivello complessivo positivo: ~ 3 700 m
Durata consigliata: 6 giorni (una tappa al giorno)
Difficoltà: medio-impegnativa (tratti costieri e interni con forti saliscendi)
Terreno: misto roccia, sterrato, bosco e costa
Periodo ideale: da marzo a giugno, da settembre a novembre — quando il sole riscalda ma non brucia
Segnaletica: frecce gialle con il simbolo di Santa Barbara, ben visibili e affidabili
Questo tratto non è un’escursione, è un incontro con la Sardegna più autentica — quella che non si vende, ma si racconta.
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Fonti ufficiali:Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara – camminominerariodisantabarbara.orgItinerAria – itineraria.eu