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LA SOLITA ESTATE DI TRAGEDIE IN MONTAGNA: MA LA COLPA È NOSTRA
La montagna ci parla con il linguaggio silenzioso delle rocce e dei venti, ricordandoci ogni volta la nostra piccolezza di fronte all’immensità. Quando la tragedia colpisce chi ama queste vette, non possiamo limitarci al cordoglio: dobbiamo interrogarci sul nostro rapporto con il rischio, sulla superficialità delle scelte e sulla velocità con cui inseguendo l’emozione dimentichiamo il rispetto dovuto alla natura. È in questa presa di coscienza che nasce la vera responsabilità, capace di trasformare il dolore in impegno concreto per una frequentazione più consapevole e umana dei sentieri
La tragedia sulla Cresta del Monte Biaina
La montagna, con la sua bellezza austera e i suoi silenzi carichi di meraviglia, ci accoglie sempre come un amico fedele.
Tuttavia, nelle prime luci del mattino del 3 giugno 2025, quel suo abbraccio è diventato tragico per Cristian Brenna, 54 anni, arrampicatore di fama internazionale e guida alpina, precipitato lungo la cresta del Monte Biaina durante un’escursione solitaria, riaccendendo le polemiche sulle cosidette “montagne assassine”.
Cristian stava percorrendo la cresta del Biaina insieme a un compagno quando, attorno alle 12:00, ha messo un piede in fallo su un tratto boschivo (dove di solito ci si pensa al sicuro) a circa 1 350 m di quota.
È scivolato lungo un pendio ripido e ha riportato una caduta di oltre 100 m, urtando contro le rocce sottostanti. Il compagno, impossibilitato a raggiungerlo, ha allertato immediatamente i soccorsi: pur intervenuti in breve tempo, i tecnici del Soccorso Alpino non hanno potuto far altro che constatarne il decesso sul luogo dell’incidente (climbing.com, ladige.it).
Un’estate nera: il bilancio del Soccorso Alpino
L’eco di questa perdita si è unito all’allarme lanciato da Maurizio Dellantonio, presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che denuncia un drammatico conto di 83 morti e 5 dispersi tra il 21 giugno e il 23 luglio 2025, una media di quasi tre vittime al giorno.
Le cause più comuni degli incidenti
Le analisi sulle attività del 2024 del CNSAS mostrano che:
44,3 % dei casi riguarda escursionismo, confermandosi l’attività più a rischio (SardegnaSentieri);
Le cadute (43,2 %), l’incapacità di terminare l’attività (26,5 %) e i malori (12,7 %) rappresentano le prime tre cause di intervento (CNSAS News).
La chiamata alla formazione e alla prudenza
“Con il caldo record e la spinta dei social, sentieri invasi dai turisti... abbiamo recuperato un escursionista a 3.100 m con scarpe da ginnastica”Così Dellantonio descrive una realtà in cui l’improvvisazione può costare la vita, invitando tutti a riconoscere i propri limiti e a non sottovalutare la montagna.
La risposta del CAI
Di fronte a questo scenario, il Club Alpino Italiano rinnova il suo impegno attraverso la campagna permanente “Sicuri in montagna” (CAI), e propone due manuali di riferimento:
Alpinismo su roccia (CAI Store);
Medicina e montagna (SestoGrado).
Inoltre, l’evento annuale della Settimana Nazionale dell’Escursionismo offre workshop, uscite guidate e momenti di confronto per diffondere buone pratiche e cultura della sicurezza.
(Partecipare a escursioni di gruppo, guidate da professionisti, è un ottimo compromesso per acquisire consapevolezza ed esperienza prima di partire in solitaria oltre che fare nuove amicizie: vedi le nostre proposte QUI)
Un futuro di speranza
Nel dolore condiviso nasce la forza di cambiare. Ogni caduta diventa insegnamento, ogni salita un’opportunità per crescere. Unendo formazione, preparazione e passione, possiamo garantire che la montagna resti un luogo di libertà, scoperta e bellezza, dove ogni passo, come avrebbe certamente desiderato anche Cristian, RIMANE un trionfo di vita.
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