Blog

  • Home
  • Blog
  • Sui SOCIAL esplode l'ODIO contro gli escursionisti TEMERARI

Sui SOCIAL esplode l'ODIO contro gli escursionisti TEMERARI

Quando sui social leggo commenti pieni di odio verso speleologi o alpinisti soccorsi dopo aver superato i propri limiti, non posso fare a meno di sentire un brivido di incredulità. Come se rischiare la vita per curiosità o passione fosse un peccato capitale e non, invece, una delle più autentiche spinte che muovono l’animo umano.

Il diritto di esplorare
È lo stesso diritto per cui ogni mattina mettiamo piede in autostrada: che ci porti al lavoro o alle vacanze, la strada rimane un luogo di potenziale pericolo. Eppure, nessuno mette in discussione il pagamento del bollino o del pedaggio quando decidiamo di staccare la spina e partire per un weekend al mare. Perché allora condannare chi sceglie di arrampicarsi sulle pareti dolomitiche o di spingersi nelle viscere delle grotte? In uno Stato di diritto, il soccorso è un servizio essenziale, garantito dalle tasse di tutti, esattamente come le cure in ospedale o le strade asfaltate.

Un paragone che fa riflettere
Pensate a un’autostrada: ogni anno, nel solo tratto della A1, si contano decine di incidenti gravi causati da distrazioni, velocità e condizioni meteo avverse. Eppure non chiediamo che venga chiusa a chi guida per piacere anziché per obbligo. Allo stesso modo, soccorrere un alpinista in difficoltà non è un lusso, ma un investimento sul valore della vita umana e sul riconoscimento delle nostre libertà.

La bellezza di osare
È grazie all’audacia dei più temerari che il mondo si conosce davvero. Quando Reinhold Messner conquistò l’Everest senza ossigeno, spalancò nuove porte all’alpinismo e ci insegnò che i limiti spesso esistono solo nella mente. Quando, in Italia, negli anni Sessanta, speleologi come Angelo Picozzi esplorarono le profondità delle Dolomiti, gettarono le basi per studi geologici, biologici e persino archeologici sui depositi fossili delle grotte.

Risorse che tornano a tutti
A ogni spedizione seguita da un intervento di salvataggio corrisponde un’eredità: nuove mappe delle grotte, dati sul cambiamento climatico nelle grotte carsiche, percorsi alpinistici più sicuri. Le comunità montane, come quelle di Courmayeur o di Supramonte in Sardegna, hanno visto rafforzarsi il turismo proprio grazie alle imprese dei pionieri dell’esplorazione arricchendo le comunità locali. 

Per non contare, in passato, di quanti giacimenti minerari sono stati scoperti solo grazie ai temerari curiosi che han finito, loro malgrado, per arricchire i loro villaggi di provenienza.

Un invito alla gratitudine
Invece di insultare, potremmo scegliere di ringraziare chi, in fondo, spende le proprie risorse fisiche e mentali per estendere i confini della conoscenza e regalare a tutti noi piccoli miracoli di scoperta. Il salvataggio non è uno spreco, ma l’ultimo, più generoso atto di solidarietà di cui uno Stato possa andare fiero.

Con un sorriso e un sincero augurio di pronta ripresa, impariamo a vedere in quegli eroi “per caso” non dei fastidi da evitare, ma delle preziose scintille di umanità che ci ricordano quanto sia grande – e fragile – il desiderio di esplorare.

Il nostro catalogo

Commenti

Lascia un commento